Le usanze igieniche dei giapponesi sono frutto della loro splendida cultura e storia, che, analizzata in parallelo alla nostra, evidenzia come da sempre loro siano stati diversi passi avanti a noi europei (specialmente nel periodo medioevale). Il passo decisivo è stato fatto però nel dopoguerra, quando l’occidente incontra il Giappone attraverso la presenza degli alleati. Questo ha portato il Giappone a venire a conoscenza di diversi usi occidentali circa il bagno (come ad esempio il water e il bidet) e ad una serie di vaste innovazioni, che hanno definitivamente sancito un sorpasso del Giappone in tema di igiene e di tecnologie per il bagno. Ciò ha permesso con gli anni di rendere il Giappone, probabilmente, il paese più pulito e attento su questi temi del mondo intero. Esagerato? Vediamolo insieme!
Innanzitutto, è propria della cultura giapponese la netta separazione che ci deve essere tra gli ambienti “puliti” e “sporchi”. L’utilizzo di calzature (siano esse scarpe o ciabatte) tende a sottolineare come il contatto con gli ambienti sporchi deve essere il più possibile indiretto. Per questo motivo, entrando in casa ci si toglie le scarpe e, per lo stesso motivo, dovendo usare il gabinetto si usano delle ciabatte apposite per il bagno. Ma, udite udite, in Giappone il gabinetto con il wc non li potrete mai trovare nella stessa stanza per lavarsi, proprio per il motivo che ciò che è pulito va tenuto a debita distanza da ciò che è ritenuto sporco. Per cui nel parlare dei Washlet, i super-tecnologici water giapponesi, e dell’Ofuro, ossia il modo in cui i giapponesi si lavano in un vero e proprio rito, toccheremo due argomenti distinti, riguardanti due stanze separate e generalmente distanti tra loro.
I giapponesi sono dotati di una strumentazione water supersofisticata. Esempi? Il washlet (combinazione delle parole wash e toilet) è un wc che possiede: tavoletta riscaldata, getti per il bidet a pressione o più leggeri direzionabili a seconda degli utilizzi, un diffusore di aria calda per asciugarsi, un produttore di suoni per evitare di far sentire fuori ciò che facciamo dentro, un aromatizzatore, apertura-chiusura automatizzata del coperchio tramite lo sguardo (!!!), sensori medici che valutano gli zuccheri nelle urine, la pulsazione cardiaca, la pressione del sangue, la percentuale del grasso corporeo e inviano i dati raccolti direttamente al medico. E molti, molti altri optional. E questi, badate bene, sono i water più diffusi in Giappone (circa l’80% dei bagni ne sono dotati), mentre il classico bagno alla turca sta scomparendo e resta solo negli edifici storici o molto datati.
Ciò che però interessa ad arredatori e architetti è l’Ofuro, il metodo utilizzato dai giapponesi per detergersi e lavarsi. Consiste, fondamentalmente, in una doccia a pavimento affiancata ad una profonda tinozza d’acqua calda bollente. I giapponesi si lavano accuratamente fuori dalla vasca fino ad essere pulitissimi, per poi immergersi nella tinozza d’acqua calda per rilassarsi. Quell’acqua verrà poi conservata per ogni membro della famiglia, che si laveranno secondo un ordine gerarchico. Questo perché l’acqua della vasca resta pulita, in quanto il lavaggio è avvenuto prima, ed è avvenuto molto accuratamente. Oggi in occidente sono molti che si ispirano a questa disposizione affiancata di doccia e vasca, con i dovuti adattamenti occidentali.
I giapponesi si confermano così un popolo affascinante e ricco di risorse, a suo modo geniale… e da cui possiamo imparare molto!