Può sembrar strano ma nell’antica Roma, invece, non si usava il sapone. Le terme, oltre ad uno scopo sociale, erano anche deputate alla pulizia del corpo tanto che veniva utilizzato una sorta di scrub: si applicavano sul corpo olio e pietra pomice ottenendo una vera e propria esfoliazione della pelle.
Secondo molti studiosi, i veri inventori del sapone come lo conosciamo oggi sono gli Arabi. Loro, infatti, furono il primo popolo ad usare la soda caustica per la saponificazione unendola all’olio d’oliva e all’olio d’alloro, dando vita al noto sapone di Aleppo. Questa preparazione venne esportata in Europa attraverso le Crociate, divenendo molto famosa e apprezzata tanto che Francia, Spagna e Italia si cimentarono nella sua produzione.
In Spagna si iniziò a produrre il cosiddetto sapone di Castiglia facendo bollire l’olio di oliva con la “barilla”,una cenere ottenuta dalla combustione dell’erba kali, e aggiungendo la salamoia.
La tecnica di fabbricazione del sapone di Marsiglia era identica a quella della città di Aleppo ma con qualche accorgimento. I francesi utilizzavano materie prime locali, come l’olio d’oliva, e la soda proveniva dalle ceneri della combustione della salicornia.
Nel Quattrocento, in pieno Rinascimento napoletano, i monaci Olivetani producevano del raffinato sapone sulla base di quello marsigliese e lo offrivano ai cenciai in cambio di arredi di modesto valore per sistemare il monastero. Da questo scambio nacque il mestiere del saponaro, venditore ambulante che girava nei quartieri di Napoli chiedendo stracci, coperte, ferri vecchi e qualsiasi cianfrusaglia in disuso. Per il baratto, offriva a sua volta l’ottimo sapone ricevuto dai monaci, utile alle massaie per fare il bucato. A Napoli, la produzione artigianale del sapone assunse dimensioni importanti nell’Ottocento, quando nel Regno delle Due Sicilie le fabbriche eccelsero per esportazione.
In Inghilterra, la città pioniera del sapone fu Bristol. Qui se ne producevano due tipi: il Bristol soap (dalla consistenza soffice e di colore nero) e il Bristol grey soap (dalla consistenza dura e di colore grigio). Inizialmente veniva prodotto con il grasso animale ma, successivamente, l’importazione di oli vegetali ne favorì la fabbricazione riuscendo meglio a competere con la variante spagnola.
Fino al XIX secolo i saponi prodotti erano molto costosi a causa della scarsa reperibilità delle materie prime ma a risolvere questo problema fu il chimico francese Nicolas Leblanc che scoprì come ottenere una soda di buona qualità partendo dal semplice sale da cucina. Si abbatterono, così, i costi del prodotto finito permettendone un facile reperimento a tutta la popolazione.
Da quel momento la formula di preparazione del sapone venne perfezionata e arricchita di erbe, aromi e profumi per venire incontro alle esigenze di tutti.
Dopo le Guerre Mondiali i grassi animali e vegetali subirono una sensibile riduzione e fu brevettato, in Germania, il primo sapone sintetico.
Attualmente, in commercio, è difficile trovare un prodotto totalmente naturale che è affidato perlopiù alle sapienti mani degli artigiani. I saponi più utilizzati sono quelli sintetici che, seppur economicamente vantaggiosi, hanno al loro interno detergenti chimici e agenti schiumogeni dannosi per la pelle, oltre alle più disparate essenze che eliminano completamente la naturalità di un prodotto la cui formula si tramanda tra i popoli da millenni.